Non entro nel merito del contraddittorio, delego volentieri l’incombenza a Google e alle screenshot sulle slide dei prossimi corsi di social media marketing, tuttavia quello che è successo ha riscritto per sempre le regole mediatiche. Sì perché il rapporto tra TV e social media è stato, da subito, di amore e odio ma da ieri sera è nato un nuovo paradigma di comunicazione o, meglio, di meta-comunicazione.
Riassumo per gradi.
Fase 1) Alieni sbarcano sulla terra: “Capo, cazzo, questi ci rispondono”.
Inizia così più o meno l’irruente e irriverente rapporto tra i barbosi mass media e i frizzanti media sociali, con la scoperta della bidirezionalità del canale e dell’elevata influenza generata dai messaggi pubblicati dalle persone comuni. Fioccano le recensioni, la gente critica le campagne pubblicitarie, apprezza alcuni prodotti piuttosto che altri e così via.
Fase 2) Chi più ne ha più ne metta: “Spammiamo tutto”.
La liason prosegue con la consapevolezza che sovraccaricare la narrazione digitale del brand produce prossimità con i follower (ndr: in realtà spesso alimenta anche danni reputazionali, incontrollati e incontrollabili, come rovescio della medaglia). Insomma i social newtork diventano piattaforme di botta e risposta, dal customer care inbound allo storytelling outbound se preferite, sia da marca a singola persona, sia a volte da marca a marca. La TV, la stampa e la radio non rimangono ferme a guardare, anzi, la buttano sulla contaminazione e ibridano.
Fase 3) Il secondo schermo diventa il primo: “Scacco matto”.
C’è la diretta live TV e c’è la diretta streaming sui microblog e sui social network. Niente di nuovo, si chiama second screen e lo smartphone è il re dell’approccio multi-device. Succede però che a un certo punto un brand non interviene in diretta televisiva per replicare a una trasmissione televisiva, rompe le regole, prende la parola su Twitter e si aggancia all’hashtag #report. La rete innesca una conversazione ufficiale a tre: una marca, una trasmissione tivù e il resto del mondo. Ecco che in quel preciso momento si sposta il territorio dell’informazione e della disinformazione dal tubo catodico di RAI3 al wifi: lo scambio di tweet diventa partecipato e partecipativo, adesso è il Web che conduce il confronto giornalistico e la TV ne esce vinta e delegittimata, in pratica da sé stessa. Save the date: domenica 13/12/2015, Eni non replica a Report in TV, replica su Twitter. E, no, non è un ossimoro.
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